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E così Francesco Acerbi è stato assolto: il giocatore dell'Inter, accusato di avere rivolto un insulto razzista a Juan Jesus del Napoli, ha schivato una maxi squalifica e sollevato un mare di polemiche. 

"Non ci sono prove ragionevoli per condannare Acerbi", scrive nella sentenza il giudice sportivo Gerardo Mastrandrea: è il classico caso della 'mia parola contro la tua', il presunto insulto lo hanno sentito solo i due protagonisti, nessuno si è fatto avanti per confermare o smentire le accuse. E, in questo quadro, è del tutto ragionevole che il magistrato incaricato di decidere abbia propeso per l'archiviazione del caso. 

Attorno ai due contendenti che, a quanto pare, si erano già riconciliati in campo, si è scatenato il putiferio: il Napoli de De Laurentiis (che di rado perde l'occasione di gettare benzina sul fuoco) è uscito con un comunicato molto duro nel quale, in sostanza, si accusa la giustizia sportiva di avere in definitiva incolpato Juan Jesus. E' evidente che questa conclusione non abbia alcun senso ma tant'è. Juan Jesus, l'insultato, ha reagito con il pugno alzato di 'black lives matter' sul suo profilo Instagram, la moglie di Acerbi, una bella signora nel fiore degli anni, ha invitato i critici a 'sciacquarsi la bocca', qualunque cosa questo voglia dire. 

E' la serie A, è il calcio, è il mondo. Siamo fatti così e in questo, non c'è dubbio, siamo proprio tutti uguali. 

Alla fine, però, restano alcune considerazioni che appaiono forse più pregnanti rispetto a quelle sopraesposte. La prima: il calcio non è mai stato un esempio e non lo diventerà certo oggi. Se l'Italia, e non solo lei, è piena di stupidi ignoranti che insultano il prossimo per il colore della sua pelle non v'è ragione per cui costoro non possano anche essere giocatori di calcio. Anzi, è probabile che tra giovanotti super ricchi in piena trance agonistica certe deviazioni siano persino più frequenti. 

Secondo, la stupidità e la volgarità non sono sinonimi di razzismo. Io tendo a credere che Acerbi, che undici anni fa si è ritrovato a combattere con un tumore, sia in realtà un bravo ragazzo. E' un uomo di mondo, alcuni dei suoi migliori compagni di squadra hanno la pelle nera e vengono dai quattro angoli della terra. Non ce lo vedo nel ruolo di becero: forse gli manca la fantasia per insultare le persone con maggiore creatività. Anche questa è un arte. 

Acerbi, semmai, è un pavido. Perché se è vero che un giudice per condannare deve avere la ragionevole certezza della colpa dell'imputato, noi che non irroghiamo pene possiamo prenderci qualche libertà in più. Ma veramente Acerbi crede che ci beviamo la sua ricostruzione postuma, cioè che la frase incriminata sarebbe stata "ti faccio nero"? Ma voi avete mai sentito nessuno, almeno negli ultimi 30 anni, pronunciare una frase simile? 

Non sarebbe stato infinitamente più bello se Acerbi avesse pubblicato un bel post, tanto ormai si fa così, o avesse rilasciato un'intervista (andava bene anche Inter Channel) scusandosi per l'accaduto? Invitando Juan Jesus a cena, con tanto di photo opportunity e abbraccio conciliatorio? Non sarebbe stato bellissimo se avesse devoluto un pizzico del suo gigantesco patrimonio a una bella causa, qualcosa sull'integrazione magari. Avrebbe forse preso qualche giornata di squalifica ma di fronte a questa fantastica redenzione anche il Mastrandrea - Ponzio Pilato si sarebbe mosso a compassione. 

E invece Acerbi ha perso un'occasione. Potrà giocare tutte le partite da qui alla fine di questo inutile campionato che l'Inter ha già stravinto, certo, ma avrebbe potuto dare finalmente il segnale che il calcio è giocato da persone vere. E non l'ha fatto.