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di Aurora Bottino, Andrea Popolano

 

A poche ore dalla manifestazione dei Comitati no forno elettrico all'ex Ilva di Cornigliano (in programma questo giovedì alle 17 con partenza dai Giardini Melis) arriva proprio da loro un messaggio chiaro e diretto al Comune che dopo l'incontro con il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha sciolto le riserve e dato il suo parere favorevole all'eventuale realizzazione di un forno elettrico all'interno della fabbrica siderurgica.  

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La sindaca di Genova Salis il giorno della visita del ministro Urso ha citato le altre 26 città italiane che già possiedono un forno elettrico. Su questo arriva la risposta dei Comitati 'no forno': "Nessuno dei forni elettrici presenti in Italia ha una capacità di 2 milioni di tonnellate annue collocata a 200-300 metri dalle case, dalle scuole, dagli ospedali e da un quartiere densamente popolato come Cornigliano. Gli impianti citati dalla sindaca hanno capacità molto inferiori, oppure si trovano in aree industriali portuali o periferiche, ben più distanti dal tessuto abitativo". E qui entra il tema ambientale: "Portare a Genova un forno di scala senza precedenti, in un territorio già segnato da decenni di inquinamento, significa condannare i cittadini del Ponente genovese a nuove esposizioni e nuovi rischi per la salute" scrivono i comitati che sottolineano come "Cornigliano sarebbe un caso unico in Italia e in Europa: un forno elettrico da 2 milioni di tonnellate a ridosso di un quartiere abitato". Ed ecco che arriva un appello dei comitati rivolto a Tursi: "Chiediamo alla sindaca Salis di abbandonare narrazioni parziali e rassicuranti, e di assumersi fino in fondo la responsabilità di difendere Genova e i suoi abitanti da un progetto che cambierebbe per sempre la città, riportandola indietro di decenni".

Ma a parte la disponibilità istituzionale ci sono tante incertezze al momento attorno all'ipotesi forno elettrico: in primo luogo la scelta dipenderà da cosa deciderà di fare Taranto, poi c'è il discorso legato agli investitori potenziali e alle loro intenzioni, in terzo luogo se avranno interesse a realizzare un forno elettrico a Genova il cui costo è quantificato in un miliardo e trecento milioni. E poi come verrebbe eventualmente alimentato. Tutta una serie di domande che lasciano ancora ampia incertezza su quale sarà il futuro dello stabilimento. Il 15 settembre scadono i termini per presentare la manifestazione d'interesse per le aree ex Ilva. In corsa al momento ci sono sei soggetti: Jindal, Baku, Bedrock, Marcegaglia, Eusider e Sideralba. 

"Ora la cosa principale è capire cosa si fa con l'acciaio, dopodiché si può pensare cosa si fa col resto, ma se non si capisce cosa si fa con l'acciaio la situazione rimane ancora congelata come è rimasta per otto anni, e non va bene. Noi vogliamo che quell'area generi posti di lavoro per Genova con ricadute economiche e occupazionali e l'acciaio è un modo per avere posti di lavoro" ha commentato il presidente di Regione Liguria Marco Bucci

La Fiom per la giornata prepara invece un volantinaggio per spiegare le ragioni del sì al forno elettrico. Mentre c'è anche una parte di cittadinanza favorevole al forno come il Comitato per il lavoro e per uno sano sviluppo di Cornigliano è d'accordo con la realizzazione del forno. "Per ridurre praticamente a zero i rischi sulla salute di chi lavora nell'acciaieria e di chi abita nelle sue vicinanze, vanno adottate le migliori pratiche di progettazione, di gestione e manutenzione per tutto il percorso produttivo, a partire dalle materie prime sino ad arrivare al prodotto finito. A tal fine, chiediamo l'istituzione di un Comitato di Vigilanza composto da lavoratori e cittadini che affianchi gli enti preposti nel monitoraggio della sicurezza della fabbrica e della vivibilità del quartiere, a partire dalla sua qualità dell'aria". Il comitato chiede anche che venga dato spazio a un progetto per recuperare le aree che si trovano dietro a Villa Bombrini che aspettano da 21 anni di essere riqualificate e restituite al quartiere.  

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