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Intervista al presidente di Federacciai: dalle polemiche delle settimane scorse alla nuova importante nomina
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GENOVA - In molti dentro Confindustria speravano di rivedere dopo anni anni l'associazione guidata da un capitano d'impresa. Quel capitano aveva il nome di Antonio Gozzi, classe 1954, presidente di Federacciai e Duferco, un gruppo da oltre 40 miliardi di dollari che produce e vende acciaio e che è diventato anche un polo importante per l’energia.

Gozzi, lei è abituato a parlare in modo diretto e chiaro. Quanto è rimasto deluso dalla corsa alla presidenza di Confindustria?
"Sicuramente amarezza e ancora più convinto che servirà cambiare le regole per l'elezione del presidente. Il sistema va cambiato, le regole non possono essere fatte e disfatte a piacimento".

Pensa che sia stato fatto fuori la politica o da chi all'interno non voleva una figura se vogliamo scomoda come la sua?
"La sensazione è che la mia candidatura non sia stata gradita, su questo non ho dubbi. Non so se per le mie idee o magari perché non avevo il blasone di certe famiglie industriali. E' andata così, pace. Ora guardo avanti e penso al futuro e al lavoro che mi aspetta"

La discesa in campo di Garrone quanto l'ha sorpresa?
"Mi ha sorpreso, non lo nego. La sua candidatura è arriva dieci giorni dopo la mia, avevo anche avuto il via libera da parte degli industriali genovesi e per questo ancora oggi fatico a capirla. Comunque ormai le cose sono andate così, inutile tornarci sopra"

La Liguria però ha perso l'occasione di avere un presidente di Confindustria... 
"Sicuramente sì e questo mi dispiace molto"

Veniamo alla sua nomina nella squadra del presidente Orsini.
"Sicuramente con i miei voti ho contribuito indirettamente alla sua elezione. Penso che con lui l'associazione possa avere quel rinnovamento di cui ha bisogno anche grazie a certi nomi della squadra che ho contribuito a formare: da Lucia Aleotti a Gianfelice Rocca. Orsini mi ha chiesto se fossi disponibile ad occuparmi di competitività e autonomia strategica in Europa, temi sollevati dal presidente Mario Draghi negli ultimi giorni e che conosco piuttosto bene per averli vissuti da vicino per tanto tempo. Lavorerò con grande entusiasmo provando anche a dare un segnale di discontinuità all'interno di Confindustria".

Lei è un sostenitore della transizione ecologica ma non quella ideologica e talebana... 
"Dobbiamo lottare contro lo strapotere cinese e americano. Se l'Europa non si sveglia finiremo male, molto male. Al centro del mio programma c'era la difesa della manifattura e dell'industria italiana, avevo raccolto consensi con i settori del legno, dell'acciaio, della carta, del legno arredo, della farmaceutica, chimica e food.  Migliaia di aziende trascurate per troppi anni, chiedono a Orsini di fare qualcosa per loro con azioni concrete, perché le parole non servono a niente".

La Liguria sarà rappresentata anche da Zanetti, anche lui chiamato a far parte della squadra da Orsini...
"Con una delega importante come quella del Mare. Un incarico di prestigio che dimostra anche la volontà di dare forza a un comparto importante come quello marittimo".

Insomma con le vostre nomine la Liguria alla fine ci ha messo una pezza...
"Direi proprio di sì. Siamo una regione piccola eppure potrà contare su due persone in posti strategici che siederanno a tavoli dove si prenderanno delle decisioni. Il tempo delle polemiche e delle parole è finito: abbiamo voglia di metterci sotto e di portare avanti i nostri programmi. Ce lo chiedono le imprese, ce lo chiede la Liguria e il Paese tutto".