Attualità

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GENOVA - A solo un mese dall'ultima protesta gli studenti del liceo Pertini di Genova, alla scuola Diaz, nota per i fatti del G8 del 2001, i giovani tornano davanti ai cancelli per esprimere rabbia, dissenso e preoccupazione verso il futuro.

"Siamo in un paese dove le scuole cadono a pezzi, con classi pollaio dove da marzo in poi si fa fatica a respirare - scrivono i ragazzi -, senza soldi per uno psicologo scolastico o per rimettere le tende che ci accecano durante le lezioni e che non possiamo sostituire nemmeno a nostre spese perché 'non sarebbero a norma', senza un’educazione sessuale e, con un'Educazione Civica che dovrebbe essere una delle poche materie a insegnare qualcosa sull’attualità che non è quasi mai svolta al di fuori di quelle 2 ore obbligatorie per ogni insegnante. Il 75% degli studenti soffre si stress e attacchi di panico a scuola e il 44% dichiara di sentirsi inadeguato a causa dell’iper competizione. Siamo inoltre credo, l’unica scuola di Genova, ad avere un solo intervallo, cosa secondo noi inaccettabile per un motivo molto semplice, come si può pretendere che un ragazzo stia attento 6 o + ore con solo una pausa da 10 minuti?" continuano.

Tra le motivazioni dell'occupazione anche lo stress a cui gli studenti si sentono sottoposti ma anche la situazione di Israele e Palestina. "Lottiamo anche per chi in questo momento non può farlo a causa di governanti ingordi il cui unico interesse è quello finanziario, che uccide la vita di migliaia di persone, come a Gaza (e non solo). Mentre la nostra Italia indossa la camicia nera così a coprire tutto il sangue che la imbratta. Questa città che tramite università  e porti stilla accordi con le attività israeliane è complice di questo genocidio. Viviamo in un paese dal manganello facile, dove non si accetta un’ideologia diversa da quella dello stato e siamo quindi al fianco dei compagni di Pisa, Napoli e Firenze. E vogliamo sottolineare che non siamo contro i professori, perché anche loro subiscono tutti i giorni questa merda e non vogliamo un divario ma poter creare insieme un’alternativa alla scuola opprimente, se siamo qui oggi è anche per lottare per loro o almeno per quelli che ancora credono in noi".