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Il Genoa dopo lo show col Cagliari ha messo il timbro alla propria stagione culminata con una salvezza arrivata un mese prima della fine del campionato. Proprio come auspicato da Gilardino.

Non male per una neopromossa sebbene col peso nobile che ha il Genoa con i suoi 130 anni fatti pochi mesi fa. Il presidente Zangrillo che è un abile tessitore ha dato il merito della stagione rossoblu al gruppo di giocatori e soprattutto al tecnico Alberto Gilardino. Insomma il massimo dirigente del Grifone è andato al nocciolo della questione che riguarda il futuro del mister dicendo con sincerità: “Perderlo sarebbe doloroso”. Gila è il leader modesto e umile di una squadra che lo segue ovunque e che ha contagiato anche la Nord senza bisogno di esibire scivolate e di indossare cappellini. Da tempo il tifo caldo del Ferraris gli ha rivolto cori convinti premiando il suo lavoro e che per forza nelle scelte avrà un peso.

Strappato alla Primavera nell’ora più buia del campionato di B della stagione scorsa, quando lo slogan di giugno all’insegna dell’”Only one year” suonava sinistro dopo i ko con Cittadella e Perugia, ecco spuntare l’allenatore ad interim che accettò una sfida non calcolata e pericolosa, eppure vincendola alla fine col lavoro e il gruppo senza proclami, così portando il Genoa in A direttamente, saltando inestricabili spareggi e con pieno merito. Gila però a settembre dopo i 4 ceffoni presi dalla Fiorentina era già sotto esame. Eppure ha tirato dritto e alla faccia di un calendario preoccupante ha iniziato a vincere aumentando di partita in partita il coraggio di osare e portando le proprie idee tattiche e soprattutto lucidando il marchio di fabbrica: la forza dello spogliatoio. Decisive le vittorie a Salerno, Sassuolo e Verona, come quelle in casa con Lecce e Udinese senza dimenticare gli stop alla Roma e i pari al Napoli, Inter, Juve.

Insomma un leader silenzioso e umile, un equilibrista fondamentale per una piazza come questa peraltro spinta da rinnovata passione dopo l’arrivo degli americani di 777 Partners che al Genoa hanno portato investimenti e una traccia di management da seguire che da anni non si vedeva. La holding a stelle e strisce, dati alla mano, è tra i proprietari stranieri più munifici nel versare dollari nelle casse di un club calcistico italiano, senza peraltro nascondere la necessità di cessioni per fare plusvalenze e centrare l’obiettivo della sostenibilità della società che deve imparare a camminare da sola. Ora il Genoa dovrà parlare con Gilardino dopo un po’ di settimane tra spifferi e rinvii che giocoforza hanno fatto parlare e tacere. Ora si attendono sviluppi, ma è chiaro che il Genoa non ha bisogno di rivoluzioni, ma di programmi che sicuramente sono già stati abbozzati.

Insomma se non ci saranno vuoti d’aria o turbolenze sottoforma di insoddisfazioni tra le parti o da una sola parte, il Genoa potrà continuare col proprio leader che ha detto di avere rispetto del club e dei tifosi e confermando gli incontri per parlarsi e magari chiarirsi. Dirigenza che a sua volta ha comunque dato a Gila giocatori di livello, da Gud a Retegui, da Frendrup a Dragusin che comunque con lui sono cresciuti. Non a caso alcuni di questi già nel mirino di squadre importanti in Italia e in Europa. Vista da fuori tra passato, presente e futuro la partita della panchina rossoblu sarebbe dal finale scontato: basterebbe costruire il puzzle sul tavolo di questi due campionati che hanno dato soddisfazioni ai genoani per tirare le somme. Programmare con delle basi solide e certe, sarebbe un vantaggio per tutti gli attori che hanno recitato, peraltro bene, la propria parte. Senza dover per forza rivoluzionare, al massimo riformare, semmai con qualche rimpasto.